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Acido formico

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Acido formico
formula di struttura e modello molecolare
formula di struttura e modello molecolare
formula di struttura e modello molecolare
formula di struttura e modello molecolare
Nome IUPAC
acido formico (preferito)
Nomi alternativi
acido metanoico (sistematico)
Caratteristiche generali
Formula bruta o molecolareCH2O2
Massa molecolare (u)46,03
Aspettoliquido incolore
Numero CAS64-18-6
Numero EINECS200-579-1
PubChem284 e 18971002
DrugBankDBDB01942
SMILES
C(=O)O
Proprietà chimico-fisiche
Densità (g/cm3, in c.s.)1,22
Indice di rifrazione1,37140 (20 °C)
Costante di dissociazione acida a 298 K1,77 × 10−4
Solubilità in acquacompletamente solubile
Coefficiente di ripartizione 1-ottanolo/acqua-0,54
Temperatura di fusione8,4 °C (281,5 K)
ΔfusH0 (kJ·mol−1)12,7
ΔfusS0 (J·K−1mol−1)45,1
Temperatura di ebollizione100,8 °C (373,9 K)
ΔebH0 (kJ·mol−1)22,7
ΔebS0 (J·K−1mol−1)119,8
Proprietà termochimiche
ΔfH0 (kJ·mol−1)−425,0
ΔfG0 (kJ·mol−1)−361,4
S0m(J·K−1mol−1)129,0
C0p,m(J·K−1mol−1)99,0
Indicazioni di sicurezza
Punto di fiamma48 °C (321 K)
Limiti di esplosione12 - 38% vol.
Temperatura di autoignizione480 °C (753 K)
Simboli di rischio chimico
corrosivo infiammabile tossicità acuta irritante
pericolo
Frasi H226 - 302 - 314 - 331
Consigli P210 - 280 - 303+361+353 - 304+340+310 - 305+351+338 - 403+223 [1]

L'acido formico, nome sistematico acido metanoico,[2] è il più semplice degli acidi carbossilici alifatici, rispetto ai quali è circa 10 volte più forte.[3] La sua formula molecolare è H−C(=O)−OH. L'atomo di idrogeno unito al carbonio è una caratteristica unica, non presente negli altri acidi carbossilici ed è presente anche nella formaldeide. Come per quest'ultima, l'acido formico è facilmente ossidabile, dando anidride carbonica, per cui può comportarsi da riducente (vide infra).[4]

I suoi sali, come pure i suoi esteri, sono detti "formiati". Tranne quello di piombo, quello di argento e pochissimi altri, i suoi sali sono ben solubili in acqua.[5]

È un liquido incolore dall'odore pungente, corrosivo e, se tenuto a contatto con la pelle, provoca ustioni, distruggendo l'intero spessore del tessuto cutaneo.

Deve il suo nome alle formiche, nel cui organismo viene sintetizzato e usato come veleno urticante.

Proprietà e struttura molecolare

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Stabilità e aspetto

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L'acido formico è un composto termodinamicamente molto stabile, la sua formazione dagli elementi è fortemente esotermica: ΔHƒ° = -425,09 kJ/mol.[6] In ambienti non ossidanti è stabile anche cineticamente.

In condizioni ambiente, l'acido formico si presenta come un liquido incolore, infiammabile e con un odore pungente e penetrante.[7]

Polarità e legami idrogeno

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La sua molecola è polare, il suo momento di dipolo è μ = 1,410 D. Parallelamente, il liquido è protico con alta costante dielettrica (εr = 51,1 a 25 °C) ed è solubile in ogni rapporto in acqua, metanolo, etanolo, etere, acetato di etile, glicerolo e ammoniaca liquida; è molto solubile in acetone e in acido fluoridrico; è discretamente solubile anche in benzene e toluene.[8]

In fase vapore, come liquido puro e in soluzione di solventi aprotici forma dimeri legati tra loro attraverso due legami a idrogeno, piuttosto che da singole molecole.[9][10] Per questa ragione, l'acido formico gassoso esibisce importanti deviazioni dalla legge dei gas ideali.[10] L'acido formico solido, che può esistere in uno dei due polimorfi, è costituito da una rete virtualmente infinita di molecole di acido formico collegate da legami idrogeno. L'acido formico liquido tende a sopraffondere.

Autoprotolisi e solvente non acquoso

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L'acido formico liquido va soggetto ad un'estesa autoprotolisi, pK = 6,2 (pK = 14 per l'acqua):[11][12]

2 H−C(=O)−OH   ⇄   H−C(=O)−O + H−C+(OH)2

Per questo e per i notevoli valori della polarità e della costante dielettrica, l'acido formico anidro è preso in considerazione come solvente non acquoso ed è usato in tal senso in titolazioni di ammine, ammidi e altre basi organiche.[13]

Geometria molecolare

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La molecola è planare con simmetria Cs.[14] L'atomo di carbonio è tricoordinato e ibridato sp2.

Viene ottenuto per la prima volta nel 1670 dalla distillazione distruttiva di formiche.

Industrialmente viene prodotto per ossidazione del metanolo.[4]

L'acido formico è prodotto facendo prima reagire a 80 °C e ad una pressione di 40 atm in fase liquida il metanolo con monossido di carbonio:

Si forma il formiato di metile, un derivato, che viene successivamente idrolizzato:

Dato che per l'idrolisi è necessaria una grande quantità di acqua, si preferisce fare reagire prima il formiato con ammoniaca per formare la formammide:

Poi la formammide viene idrolizzata con acqua ed acido solforico:

Un altro metodo è quello di fare reagire l'ossido di carbonio con idrossido di sodio per formare il sodio formiato

Quest'ultimo viene fatto poi reagire con acido solforico per produrre l'acido formico:

In biochimica il formiato viene prodotto dall'ossalato in ambiente acido grazie all'azione dell'enzima ossalato decarbossilasi. Dalla reazione si produce anche anidride carbonica.

L'uso principale dell'acido formico è come agente conservante e antibatterico nei mangimi per animali d'allevamento. Vaporizzato sul fieno o su altri foraggi, ne arresta alcuni processi di fermentazione. Nell'industria avicola viene a volte addizionato al mangime per eliminare i batteri della salmonella.

Tra gli additivi alimentari è identificato dalla sigla E 236.

In apicoltura viene usato nella lotta contro la Varroa destructor. La difficoltà e la pericolosità di somministrazione ne limitano l'utilizzo.

Alcuni uccelli, tra cui il corvo e la ghiandaia, provocano pesantemente le formiche, che nel tentativo di respingere il molestatore gli spruzzano contro l'acido formico. Questa pratica è nota col nome di anting o bagno di formiche. L'uccello si serve dell'acido per liberarsi dei parassiti.[15][16]

I formiati, sali derivati dell'acido formico, vengono impiegati nell'industria tessile, della carta, della gomma, della plastica e nella concia dei pellami. Alcuni suoi esteri trovano uso come aromi artificiali e come profumi.

  1. ^ scheda dell'acido formico su IFA-GESTIS (archiviato dall'url originale il 16 ottobre 2019).
  2. ^ (EN) Henri A. Favre e Warren H. Powell, Nomenclature of Organic Chemistry, 5 dicembre 2013, DOI:10.1039/9781849733069. URL consultato il 24 aprile 2023.
  3. ^ J. B. Hendrickson, D. J. Cram e G. S. Hammond, CHIMICA ORGANICA, traduzione di A. Fava, 2ª ed., Piccin, 1973, p. 132.
  4. ^ a b (EN) Formic acid, su American Chemical Society. URL consultato il 15 aprile 2025.
  5. ^ I. L. Finar, ORGANIC CHEMISTRY The fundamental principles, Fourth Edition, Longmans, 1963, p. 178.
  6. ^ Formic acid, su webbook.nist.gov.
  7. ^ OSHA Occupational Chemical Database - Occupational Safety and Health Administration, su osha.gov. URL consultato il 2 gennaio 2020 (archiviato dall'url originale il 29 aprile 2021).
  8. ^ formic acid, su chemister.ru. URL consultato il 14 aprile 2025.
  9. ^ Werner Reutemann e Heinz Kieczka, Formic Acid, in Ullmann's Encyclopedia of Industrial Chemistry, 2000, DOI:10.1002/14356007.a12_013, ISBN 978-3-527-30673-2.
  10. ^ a b Roman M. Balabin, Polar (Acyclic) Isomer of Formic Acid Dimer: Gas-Phase Raman Spectroscopy Study and Thermodynamic Parameters, in The Journal of Physical Chemistry A, vol. 113, n. 17, 2009, pp. 4910-8, Bibcode:2009JPCA..113.4910B, DOI:10.1021/jp9002643, PMID 19344174.
  11. ^ N. N. Greenwood e A. Earnshaw, Chemistry of the Elements, 2ª ed., Butterworth - Heinemann, 1997, p. 711, ISBN 0-7506-3365-4.
  12. ^ (EN) Harry W. Gibson, Chemistry of formic acid and its simple derivatives, in Chemical Reviews, vol. 69, n. 5, 1º ottobre 1969, pp. 673–692, DOI:10.1021/cr60261a005. URL consultato il 15 aprile 2025.
  13. ^ (EN) Milton Gutterson e T. S. Ma, Microtitrations of organic bases in nonaqueous solvents, in Mikrochimica Acta, vol. 48, n. 1, 1960-01, pp. 1–11, DOI:10.1007/BF01221828. URL consultato il 14 aprile 2025.
  14. ^ Experimental data for HCOOH (Formic acid), su Computational Chemistry Comparison and Benchmark DataBase.
  15. ^ Ecospirituality Foundation, su eco-spirituality.org. URL consultato il 26 settembre 2007 (archiviato dall'url originale il 21 giugno 2007).
  16. ^ I boschi di Buccheri, su isaporidisicilia.com. URL consultato il 29 marzo 2012.

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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